sabato 20 aprile 2013

I bravacci dei vicoli

Marieburg, il giorno successivo…

Il mattino dopo io e il cacciatore di streghe decidemmo di partire alla ricerca di Osric, Mjolnir nonostante la poca simpatia che nutre per me ha comunque deciso di accompagnarmi. Ciacco Rosso invece come al solito è stato un infame e invece di darci una mano è andato a lavorare ancora dal fabbro nonostante i pessimi risultati ottenuti ieri. (N.d.A. fortuna che su facebook avevamo concordato che era meglio non dividerci) Non lo capisco proprio quel nano. Uno sventratore dovrebbe essere propenso al rischio e all’avventura nel continuo tentativo di porre fine eroicamente alla propria esistenza.
Una volta trovato Osric dovrò mettermi d’impegno per punire quel nano e fargli capire che deve smetterla di condurre un’esistenza pacifica per dedicarsi a quello che dovrebbe essere il suo unico scopo nella vita, porre termine alla sua esistenza ammazzando un troll.
Mentre il cacciatore cercava al mercato noi provammo a domandare nei vicoli del quartiere. A quanto sembra le nostere domande ebbero qualche dose di successo perché attirarono su di noi una dozzina di bravacci di strada che erano più propensi a menare le mani che a parlamentare.
Comunque il fatto che fossimo povere ragazze indifese, o meglio che io lo fossi, Mjolnir con il suo martello a due mani e un metro e 78 di altezza non pareva assolutamente indifesa, ci permise di riuscire a discutere comunque con quegli uomini.
Venimmo così a sapere che loro erano i gregari di Osric e lo stavano proteggendo perché i Sigmariti della città lo avevano attaccato affermando che era un assassino prezzolato mandato ad uccidere il prescelto di Sigmar.
Osric era stato ferito e si trovava al Dreaming Lotus. Non voglio neanche immaginare di cosa si commerci in un locale chiamato come una varietà di loto nero. Mentre quegli uomini ci guidavano verso tale locale, prima di riprendere la loro copertura di sfaccendati al mercato, raccontai loro della badessa di Shallya e dell’ingiusto trattamento che aveva ricevuto lasciandola a morire di fame in una gabbia e li pregai di provare ad aiutarla. Avevo lasciato alla donna un minimo di acqua e cibo perché tirasse avanti ancora per un po’ ma se non si trovava una soluzione in fretta la sacerdotessa sarebbe morta di inedia mente una volta libera la donna poteva essere una preziosa alleata per la nostra causa.
Lacrima

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