domenica 10 febbraio 2013

Notte di sangue


Pioveva, in quel bosco infame, e noi eravamo senza carrozza. Io mi bagnavo. E quando mi bagno, divento di cattivo umore, così finisce sempre che distruggo un tempio del Male abbrustolendo gli adoratori dell'empietà, o cose del genere.
Questo, abitualmente, migliora un po' il morale, specie se contestualmente trovo un posto asciutto.

Perché mi trovavo in un bosco infame sotto la pioggia, senza carrozza? Perché io e mio fratello siamo troppo galanti, e invece di perquisire le belle donne, portiamo loro rispetto. Così finisce che loro tirano fuori dalle gonne una fiala di sonnifero, ci addormentano e scappano fra gli alberi con il loro amante ricercato, non prima però di avere ucciso il cocchiere, sicché la carrozza esce di strada e si distrugge.
La prossima volta, bisognerà indagare sotto le gonne delle belle donne che incontreremo, in un modo e nell'altro.

Però non mi voglio soffermare oltre: quel che conta è che all'ora di cena, invece di essere davanti ad un bel fuoco, io, mio fratello e von Baracca ci trovavamo in mezzo alla foresta, fra gli ululati dei lupi (o degli Uomini Bestia, a dar retta a mio fratello, che però vede sempre tutto nero) e sotto la pioggia. Per fortuna, in un paio d'ore di cammino raggiungemmo un'osteria, uno di quei posti di tappa che si trovano lungo le strade.
Ci credereste? Quei disgraziati da dentro non volevano aprirci! Volevano lasciarci sotto la pioggia! Ce ne sarebbe stato abbastanza per mettere a ferro e fuoco quel letamaio di osteria, anche senza quel che avremmo scoperto dopo, ma prima che la mia ira diventasse insopprimibile, l'oste, un uomo enorme, si decise ad aprirci.
Entrammo, e poco dopo decidemmo di uscire, senza aver toccato cibo. Troppi particolari inquietanti ci misero all'erta: un inserviente deforme puliva il pavimento con uno straccio intriso di sangue; il guardiastrada che sembrava tanto amico dell'oste aveva, a sua volta, una giubba con una macchia di sangue sulla schiena; i cavalli, nella stalla, erano inquieti.

Tuttavia, non avevamo nessuna intenzione di allontanarci: quello era l'unico posto asciutto dove dormire nel raggio di non so nemmeno quante miglia, e noi eravamo a piedi, salvo von Baracca. Rientrammo, dunque, da una porticina secondaria – incredibilmente aperta – e ci infilammo nella stalla. Qui avemmo la conferma di ogni dubbio: c'era un cadavere recente, e, molto peggio, c'era un orribile mutante, mezzo uomo e mezzo ragno, che fuggì rapidissimo a chiamare rinforzi. Prima che arrivassero, comunque, mio fratello riuscì, con le sue arti magiche, a scambiar quattro parole con il morto, scoprendo che avremmo dovuto affrontare quattro schiavi del male: il mutante, l'oste, il (finto) guardiastrada e l'inserviente deforme.
Quanto al deforme, fu mandato avanti a parlamentare, e il nostro amico pistolero gli fece esplodere la testa con un preciso colpo.
I suoi compari interpretarono questa nostra risposta come una scarsa disponibilità al dialogo, così provarono a dare fuoco alla stalla, nella quale ci eravamo rifugiati, ma noi uscimmo agevolmente da una botola, e già che ero di strada incenerii il mutante con una palla di fuoco.
I due sopravvissuti pensarono bene di fuggire, accennando ad un rito da compiere: perdemmo le tracce del guardiastrada, mentre l'oste (anzi, il presunto oste, perché i veri proprietari della locanda erano incatenati nelle cantine, come avremmo scoperto poco dopo) si rifugiava nella taverna. Lo incalzammo, scendemmo nelle cantine, dove trovammo un passaggio segreto aperto: sotto, era celato un tempio di …. .
Era nostro dovere distruggere quello scempio – nel cuore dell'Impero, poi! Così, scendemmo le scale, e ci trovammo di fronte alle statue blasfeme del Dio, attorno alle quali il presunto oste ed un altro mutante con il volto di scheletro stavano officiando qualche rito. Una pistolettata al cranio dell'uno ed una palla di fuoco all'altro interruppero la cerimonia.
Troppo tardi: la statua si mutò in un Orrore Rosa, che fece per attaccarci. Mio fratello pose presto fine al diverbio con l'aiuto della sua Falce di Tenebre, prontamente evocata. Falce utile anche a distruggere l'altare della divinità.
Per completare la purificazione del tempio, procedemmo inoltre a depredarlo delle ingenti ricchezze che vi si trovavano, ripromettendoci di utilizzarle in modo più utile (salvo un po' di pesanti scellini che donammo ai tavernieri – quelli veri – sopravvissuti): non per finanziare le oscure pratiche di un Dio malvagio, ma per sostenere le intrepide imprese di baldi eroi.
Noi stessi.

6 commenti:

  1. Tzeentch, fratello. Tzeenych!
    Non hai visto che razza di bestia è stata vomitata fuori da quell'altare blasfemo?
    Certo, anche gli altri Dei oscuri hanno delle bestie al loro servizio. In effetti non tutte sono graziose... Per la verità nessuna di esse lo è.... Ma quella era rosa! Rosa è il colore... Cioè non è che sia il suo colore preferito, in effetti non so quale sia il suo colore preferito....
    Beh insomma era chaos e andava purificato!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. [ursha]

    Beh se non è rosa è blu al 50% comunque avresti indovinato.

    I gemelli Du Cannith mi sembrano molto più professionali della media degli avventurieri del vecchio mondo a vedere da questo primo post, o è solo che essendo maghi sanno scrivere meglio?

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    1. E' solo perchè sono guidati dall'antenato del comandante Baracca!!!

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    2. il comandante baracca in effetti potrebbe incarnare il perfetto eroe del vecchio mondo, secondo me era un po' sprecato nel sine, era un personaggio troppo gioviale e disposto a ridere del pericolo

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