Marieburg, metà mattino
Una volta ricongiunti con il cacciatore di streghe ci recammo al Dreaming Lotus, dove dovemmo insistere parecchio per entrare sebbene avessimo un lasciapassare, il luogo doveva avere una reputazione peggiore di quella che ero stata portata a immaginare.
Dentro il Dreaming Lotus vi era un fastidioso arabo che continuò a seccare Mjolnir credendosi un gran fusto (N.d.A. piuttosto era il master ad essere veramente fastidioso) mentre cercavamo di ottenere indicazioni da una cameriera.
Ho così scoperto che anche una semplice indicazione al Dreaming Lotus costa almeno uno scellino d’argento. Il locale era inoltre saturo del fumo dell’oppio e di chissà quali altre sostanze diaboli che annebbiavano il cervello. Io purtroppo stono stata obbligata a farne uso in passato mentre venivo presa contro il mio volere e in parte ne sono assuefatta ma per Mjolnir l’esperienza fu nuova e cominciò ad ondeggiare come ubriaca.
Non potevo lasciare la mia accompagnatrice in quello stato così le rifilai un pizzicotto all’altezza della clavicola dove si trova un nervo molto sensibile facendola subito rinsavire. Poco dopo un trattamento simile venne riservato al polso di un avventore strafatto che allungò troppo le mani nella mia direzione (N.d.A. lo confesso adoro quando riesco a superare i test di torturare.)
Alla fine evitando i palpeggiamenti troppo arditi e gli ubriachi distesi sul terreno riuscimmo ad arrivare ad una scaletta che dava ai privè, in uno di questi giaceva un uomo ferito e sporco che aspirava faticosamente il contenuto di un narghilè. L’uomo pareva alquanto alticcio e farfugliò stancamente di essere lui Osric il cacciatore di streghe e di quanto poco ora gli interessasse la vita.
I suo seguaci potevano anche essere fedeli ma non capivano assolutamente nulla di medicina. Non si può pensare che lasciando un uomo accoltellato in balia di se stesso a farsi di strane droghe questo possa riprendersi dalle proprie ferite.
Così fra le imprecazioni e le urla di dolore dell’uomo cominciai a prendermi cura appropriatamente delle sue ferite. E che diamine un po’ di dolore per la gloria di Sigmar dovrebbe essere solo segno di compiacimento e non essere accolto dalle proteste.
Comunque feci portare dell’acqua calda, forse un po’ troppo calda in effetti, per lavare le ferite dell’uomo e gli misi dei nuovi bendaggi puliti, fasciati molto più stretti dei precedenti. Applicai inoltre un cataplasma per cercare di fermare l’emorragia.
Pagai inoltre una moneta d’oro extra alla cameriera per assicurarmi che si prendesse cura dell’uomo in ogni modo che ritenesse opportuno anche dopo la fine della mia visita in quel luogo di perdizione.
Lacrima
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