sabato 16 febbraio 2013

Mjolnir - La furia del Lupo Bianco

Mio padre racconta ancora la terribile battaglia di vent'anni fa contro le forze del caos. Centinaia di predoni guidati da uno stregone, alcuni dicono che ci fosse di mezzo anche un demone ma probabilmente sono solo spacconate da berserker, un po' come fanno i pescatori vantandosi della preda. Fatto sta che le loro forze erano superiori alle nostre e molti guerrieri non tornarono alle loro famiglie. Mio padre giurò a Ulric che se fosse tornato vivo avrebbe votato a lui il suo primogenito perchè diventasse il suo campione.
Ulric deve avere un acuto senso dell'umorismo, perchè mia madre un anno dopo diede alla luce una bambina, ma del resto un voto è un voto e mio padre decise di onorarlo: fui chiamata Mjolnir, che nella mia lingua significa 'colei che polverizza'.
Fin da piccola mi addestrò nell'arte della guerra, prima con legni e rami secchi, poi con piccole armi giocattolo. Io imparavo in fretta qualsiasi cosa, ma ciò che prediligevo e a cui ero più portata era l'uso del martello, per mio padre la cosa era naturale, del resto mia nonna diceva sempre che il destino di una persona è segnato dal suo nome.
Dopo anni passati a imparare l'uso delle armi arrivò per me l'età adulta, o almeno quella che era designata come età adulta per i maschi, il momento in cui mio padre avrebbe realmente onorato il suo voto ad Ulric: il rito di iniziazione come berserker, per diventare a tutti gli effetti una guerriera votata al Lupo Bianco.
Quando arrivammo al circolo di pietra era già presente tutta la comunità. Vedendomi vestita con l'abito cerimoniale, i fratelli d'armi di mio padre iniziarono a schernirlo, così come i loro figli schernivano me. Entrambi tenevamo la testa alta, sicuri delle nostre intenzioni, ma il consiglio dei saggi diede retta alla folla e decise che non ero degna di servire Ulric in battaglia, che una femmina avrebbe portato disonore nelle file dei berserker in quanto non si era mai vista una donna in preda alla furia del Lupo Bianco.
Per mio padre fu un colpo al cuore. Non sarebbe stato in grado di onorare la promessa fatta in cambio della vita quattordici anni prima. Mi prese per mano e tornammo a casa, entrambi delusi e afflitti.
Pochi giorni dopo Ulric venne a reclamare il suo campione.
Era notte quando sentii ululare e raspare alla porta. Svegliai in fretta mio padre e mi precipitai fuori. Un grande lupo bianco mi fissava con i suoi occhi rossi, ringhiava ma non mi attaccava, anzi retrocedeva verso il circolo di pietra dove si erano radunati i paesani, prima svegliati dagli ululati, poi increduli alla vista della bestia. Non aveva attaccato nessuno, e nessuno si sarebbe sognato di attaccarlo: il lupo bianco è un animale sacro ad Ulric. Senza rendermene conto seguii il lupo fino al circolo di pietra, e quando fummo esattamente al centro mi balzò addosso.
Di ciò che accadde dopo non ho ricordi, ma la gente che era lì racconta che lottai a mani nude con il lupo, occhi dilatati e bava alla bocca, ringhiando e graffiando e azzannando come fossi lupo anch'io: "non si era mai vista una donna in preda alla furia del Lupo Bianco"… Fino a quel momento. Quando ripresi coscienza di me il lupo giaceva morto al mio fianco, sentivo il sapore del suo sangue in bocca e mi misi a piangere per lui. Mio padre corse da me, prese fra le braccia me e il lupo e ci portò a casa.
Il giorno dopo il consiglio dei saggi fece radunare tutta la comunità. Stavo in piedi al centro del circolo di pietra, con la carcassa del lupo fra le braccia come un grosso pupazzo, esattamente dove l'avevo ucciso, in attesa che decidessero della mia sorte. Ero sicura che sarei dovuta morire lì per l'affronto fatto a Ulric nell'uccidere l'animale a lui sacro, ma non fu così: i saggi dissero che Ulric aveva mandato la creatura perchè il voto di mio padre fosse onorato, e con la sua uccisione per mano mia avevo conquistato il diritto a diventare una sua guerriera. Per quanto riguarda il lupo, avevo il diritto a vestirne le pelli avendolo ucciso con le armi datemi dalla natura, come è tradizione. Mio padre mi aiutò a scuoiarlo e farne un mantello che porto ancora oggi, poi fece forgiare dal fabbro un martello a due mani su misura per me con inciso il simbolo di Ulric e le parole 'sarò la tua arma'.
La storia potrebbe essere finita qui, ma c'è dell'altro: il caos striscia nel cuore degli uomini e vi deposita semi di invidia e odio. Ciò che vi seguì non è cosa degna di essere raccontata. Fui obbligata ad andarmene, fuggii verso sud, vagando da un posto all'altro, finchè non mi trovai sola in una foresta con uno zelota e una donna della quale non so se potermi fidare.
Poi incontrammo degli spaccalegna ed ebbe inizio l'orrore...

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